lunedì 25 marzo 2019

IL TESORO PERDUTO DELLE STREGHE- Commedia in due atti e una Sarabanda Finale: PREFAZIONE





PREFAZIONE

Si è già scritto molto sull’utilità e sulla piacevolezza della drammatizzazione, in contesto ludico, didattico, psichiatrico. A scuola poi, c’è l’interazione coi ragazzi anche in fase di stesura o di adattamento del testo, di ideazione della scenografia, di reperimento e di creazione degli elementi di essa, e la drammatizzazione è utile per tanti motivi, più volte ricordati in migliaia di testi. Inoltre, ai ragazzini piace molto.

I bambini amano molto i personaggi fantastici, streghe fate draghi (anche aver paura ha il suo fascino, nella tranquillità della propria casa o dell’aula), ma questa commedia è nata quando ho voluto fare coi ragazzini (IV Primaria) una ricerca sulle piante officinali che ci ha fatto riflettere, tra l’altro, a quanto fosse pericoloso e complesso usare le erbe per curarsi, quando non esistevano sistemi di misura del tempo e del peso. Abbiamo scoperto che la stessa erba diventava inutile se l’infusione era troppo breve, e addirittura nociva se era troppo lunga, o se la quantità era sbagliata. Per questo, coi ragazzini abbiamo ipotizzato che il ritmo e la lunghezza delle cosiddette “formule magiche” servisse in realtà a misurare, in modo almeno approssimativo, il tempo di cottura o di infusione. Naturalmente, a scanso di problemi, nella commedia ci siamo limitati a nominare solo piante innocue, come l’alloro o la camomilla, e modi innocui di prepararle. Di ogni erba o fungo poi, abbiamo privilegiato il nome popolare, quando c’è (manine, barba di frate, dente di leone, artiglio del diavolo, code di topo, …), perché più favoloso di quello scientifico, vagamente horror, e quindi più affascinante per dei ragazzini.

La commedia è nata quindi dal desiderio di sfruttare in qualche modo una ricerca durata tutto l’anno. In essa quasi non si accennava neppure alla streghe “storiche”, e quelle della commedia (maschi e femmine) sono solo esperte di erboristeria che si incontrano per condividere le proprie scoperte sulle piante officinali e gli esperimenti di cura, in un mondo che non le capisce e le teme, con “i villani” che finiscono spesso per accusarle dei propri errori e della propria pigrizia.

La scelta di fare dei simil-rap, in una classe che faceva teoria musicale e aveva vinto concorsi di filastrocche, è dovuta alla facilità di creare ritmi in C per movimenti che a volte diventano una specie di danza. Come succede con alcune parole “antichizzate”, la grande ritmicità della filastrocca, con le sue semplici rime, in qualche modo simula un linguaggio antico: per questo le “Streghe” dell'anno 1000 nella commedia parlano in rima, mentre i “Ragazzi”, personaggi del nostro tempo, parlano in prosa.  

All’inizio però, dopo il “rap delle streghe” con cui la “congrega” si presenta al pubblico, la “strega” Melina dice di non aver potuto dormire dalla fame, quella notte: è un modo per incuriosire i bambini sulla vita nei secoli passati, argomento naturalmente affrontato nello studio della storia. Inoltre, sempre sulla differenza fra il passato e il presente, la “strega” Brufoletta, alla fine, dice alla ragazzina Ghita che lei ha la possibilità di studiare, se davvero, come dice, vorrà curare le persone come facevano le “streghe”.

La trama si svolge in parte nel Medioevo, e in parte al giorno d’oggi. L’unico elemento chiaramente fantastico della storia è il salvataggio del proprio tesoro, che le "streghe" hanno chiesto a una fatina: lei l’ha spedito “a mille anni da questo giorno”, nel computer di un ragazzino di oggi.

La rappresentazione termina con l’adattamento di una canzoncina di ambiente scoutistico, suggerita da una collega: parlare di ubriacatura che fa barcollare e cadere e dire la parola "deficiente", divertiva i bambini… Rispetto alla canzoncina originale, ci sono solo due variazioni: filtri magici "per far dormire i draghi", non per ammazzarli e l'ultima strofa, aggiunta per ricordare che non c'era niente di magico, nelle pozioni delle "streghe", ma solo erbe, e un po' di psicologia.  




Laila Cresta e la IV A TP (anno 2000)

I.C. Centro Storico, Genova- Primaria “Embriaco”


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