mercoledì 20 febbraio 2019

FILASTROCCARE- 3




Amando molto la musica, e avendo la specializzazione di musicoterapista in ambito didattico (corso IRRSAE prof Mauro Scardovelli), in classe dedicavo volentieri una parte della ricreazione ai vecchi giochi di gruppo, quelli che facevo per strada nella mia Sestri Levante che, allora, era solo un paese. Dopo le prime volte, i bambini li richiedevano a gran voce, e li preferivano al gioco “libero”, almeno fino a quando non hanno imparato a gestirsi da soli i turni e le scelte di gioco, come facevano le generazioni più vecchie. Anche ripetendo le conte che avevano imparato.

Le “conte” sono filastrocche in 4/4, nate per stabilire dei turni e per ridere. In quest’ultimo caso sono spesso ricche di termini scatologici, che i genitori non dovrebbero sentire: questo fa sentire i bambini più “grandi” e indipendenti, senza metterli in pericolo. Chi non ha mai ripetuto la conta: “Sotto il ponte di Baracca” in cui la rima è fatta col nome di qualcosa che Gigino… “produce”?!  Naturalmente, una buona educazione vuole proprio che i genitori “non sentano”, o dovrebbero reagire con una sgridata. E, naturalmente, tutta la valenza educativa che può avere il gioco svanirebbe anche se i genitori non reagissero alle "parolacce" del figlio. 
In poche parole, si tratta di una “trasgressione” che può far bene al bambino perché aumenta la sua sensazione di essere “grande” e indipendente, solo quando non è approvata tacitamente dai genitori, o, al contrario, quando loro non la sanzionano duramente. Ed è una trasgressione non pericolosa.

Le conte (persino il poverissimo “Mi-sce-la!”) sono il mezzo civilissimo con cui i bambini hanno sempre cercato di evitare di fare a botte. Anzi, “cercavano” di evitare: oggi si pensa che educare alla non-violenza voglia solo dire reprimerli, come se non fossero dei cuccioli fondamentalmente egoisti perché sono ben consapevoli della propria fragilità, e sono ancora soprattutto curiosità e istinto. Il risultato è che, in mancanza di una leadership adulta, i bambini di oggi difficilmente riescono a giocare insieme senza litigare, ancor più quando si conoscono poco o nulla. È impressionante vedere quanto spesso, in un parco giochi, i bambini giochino ognuno per conto proprio.

Forse è per questo che, a dieci o undici anni, cominciano ad andare in giro in branco, facendo dispetti e perpetrando violenze più o meno gravi verso i propri coetanei. E' allora che li chiamano "bulli", ma, se lo sono, lo sono per carenze educative. 

Proprio perché è in 4/4 (come il ritmo della camminata, quello del respiro, quello del cuore) la filastrocca ha un numero pari di sillabe per verso, generalmente otto o dieci. 
È chiaro che il ritmo, in una filastrocca, è tutto: è il “veicolo” attraverso cui il bambino percepisce facilmente dei contenuti significativi, ma anche dei nonsense. Il ritmo, negli esseri viventi, è naturale, istintivo. Tutti siamo fatti di ritmo. Pensate che guaio, le aritmie cardiache!

All'inizio della Prima classe della Primaria, mio figlio si rifiutava di imparare l’elenco ordinato dei dodici mesi: gli e l’ho fatto dire ritmandolo, in modo anche un po’ rabbioso, e l’ha imparato subito. Certo, bastava che la maestra gli insegnasse una filastrocca o una canzoncina, e lui avrebbe imparato con piacere, e in breve tempo.

Il vero “nonsense” allora è la filastrocca claudicante, che oggi pare tanto di moda.

Uno dei motivi per cui è stato abbandonato Rodari (le maestre hanno troppo spesso il difetto di buttarsi al volo su tutto quello che sembra innovativo, senza riflettere, e soprattutto senza rielaborarlo per adattarlo a sé e alla loro classe particolare) è il suo estremo “ordine”, il suo aver studiato musica e averla capita. Suona più “moderno” un testo metricamente disordinato… Peccato che una filastrocca disordinata non sia nemmeno tale: non serve a niente. Non può neanche accompagnare il movimento, che ovviamente è sempre ritmico. Tranne quando il bambino inciampa nei propri piedi.

                          

 LA FILASTROCCA, 

TANTO PER FARE… FILASTROCCA!



È quella con cui i  miei bambini hanno imparato a giocare… filastroccando!


Questa è una filastrocca
un poco strana, un poco sciocca,
fatta solo per giocare
senza star tanto a pensare:
due parole scelte in rima
e una frase messa prima.
C'è un bel sole e chiaro è il giorno
buio è dentro un vecchio forno
lì che cuoce c'è un buon pane
impastato da un bel cane
con un cucciolo monello
che ha un tegame per cappello:
gioca con un bel gattino
come fosse un fratellino.
Quel bel cane è una mammina
con grembiule e gonnellina
Sai? L'ho vista oggi stesso:
era bianca come il gesso,
si muoveva lassù in cielo
insieme al vento, come un velo.



mercoledì 6 febbraio 2019

IL MERCOLEDI' DELLE FILASTROCCHE: FILASTROCCARE -2






FILASTROCCARE -2



Da piccola adoravo filastrocche e canzoncine, e ancor più le adoravo accompagnate dal movimento. La mia suor Maria, all’asilo, ce ne insegnava tante. Non so perché oggi le conoscano ancora solo alcune maestre d’asilo: in casa non si fanno quasi più.

Questa ce la ricordiamo tutti: è il “passo saltellato” tanto caro a tutti bambini.

Alla fine, diventa un passo per due che si tengono per le mani:



Farfallina, bella bianca

Vola vola, mai si stanca

Vola in qua, e vola in là

Poi si posa sopra un fior (bis)

Non temere farfallina

Se ti prendo una manina

Una bimba come te

Vola vola con piacer (bis)



Nonne, mamme, tate, giocavano con il neonato allargando e stringendo le sue gambine e le sue braccia che, a quell’età, hanno ancora un che di spastico nei movimenti: il bambino non ha ancora imparato a governare i movimenti in modo ottimale.

Naturalmente, il ritmo di queste filastrocche è il 4/4. E’ il tempo in C, il “tempo comune”: quello del camminare, quello del pancione della mamma, quello delle ninne-nanne e della culla.

In questa filastrocca, i versi pari finiscono con un movimento come di bicicletta. Il tutto, è anche un mini esercizio ginnico, atto a favorire lo sviluppo del bimbo molto piccolo con meno di un minuto di gioco:



Alla larga, alla stretta

Pinocchio in bicicletta

Ala-bì, ala-bò

Pinocchio se ne andò!



Anche l’introiezione dello schema corporeo è facilitata dal gioco e dal ritmo. Prendendo le manine del piccolo, gli si fa fare un battimani a tempo di musica, portandole anche sulla bocca del bimbo al momento opportuno:



Batti manine, batti manine,

batti manine che viene papà

batti manine che viene papà

porta bonbon e lo mette qua!

Ia, ia, ia – batti manine che viene papà

Ia ia ia - porta bonbon e lo mette qua!





Oppure si carezzano le varie parti del suo viso, con gesti che sono anche un “coccolamento” puro, come lo sono tutti questi giochi ritmici. Intanto lo aiutiamo a percepire gli occhi, il naso, la bocca come parti distinte di un tutto. Si finisce tirando delicatamente il nasino, il “campanello”: è un gioco

giustamente famosissimo.


Questo è l’occhio bello

Questo è suo fratello

Questa è la casina

Questo è il campanello!

Din din din din din

Din din din din din!



Poi ci sono le filastrocche cantate illustrandole coi movimenti del corpo, come in questa canzoncina, coi bambini in cerchio. C’è il piegamento in avanti, su e giù, con la manina che fa il gesto di piantare un seme, di raccogliere le fave, di sbucciarle, di cuocerle, di mangiarle. Ogni strofa finisce con le mani sui fianchi, in un saltellio a gambe tese in avanti, alternate, con un movimento degno di una danza popolare:



Pianta la fava la bella villana

Quando la pianta la pianta così!

La pianta a poco a poco

Poi si mette le mani così!

La la la la la la la

La la la la la la la



Coglie la fava la bella villana

Quando la coglie la coglie così!

La coglie a poco a poco

Poi si mette le mani così!

La la la la la la la

La la la la la la la



Sbuccia la fava (…)

 (Chini in avanti, sventolando la manina a mo’ di ventaglio):

 Cuoce la fava (…)

Mangia la fava (…)






E poi c'è questa, che descrive ai bambini i gesti che devono fare, che poi sono, essenzialmente, saltelli e piegamenti. Ha un ritmo e una rima un po' disordinati, ma, dopo il girotondo che termina con la parola "città", la filastrocca è essenzialmente sillabata:

La bella lavanderina - che lava i fazzoletti
per i poveretti - della città 

Fai un salto
Fanne un altro
Fai la riverenza
Fai la penitenza
Guarda in su
Guarda in giù
Dai un bacio a chi vuoi tu!

Mentre era semplice "vertere" al maschile la filastrocca "Io son contadinella", con questa non era altrettanto semplice: era sempre una femminuccia che si metteva in al centro del cerchio di bambini, mimando il lavare sul lavatoio, mentre gli altri cantano. Però si metteva in centro anche una coppietta: lei "lavava" mentre lui la guardava sorridendo(!!), mentre i movimenti che venivano dopo erano fatti da tutti e due!






























domenica 3 febbraio 2019

IL MIO "LASILO"

Stavo ripensando alle filastrocche e alle canzoncine del mio "lasilo". Erano un bellissimo gioco, e nelle stesso tempo i loro movimenti programmati aiutavano lo sviluppo della lateralità e dell'orientamento spazio-temporale, e favorivano una motricità più consapevole e autocontrollata. Le conosciamo tutti: vengono tramandate di generazione in generazione.

Io son contadinella
alla campagna bella 
se fossi una regina
sarei incoronata 
ma sono contadina
mi tocca lavorar
E cinquecento cavalieri
con la testa insanguinata
con la spada rovinata
indovina un po' cos'è!
E sono solo le ciliegie
sono solo le ciliegie
sono solo le coliegie
che maturan nel giardin!
E tira e molla e molla e tira
e tira e molla e molla e tira
e tira e molla e molla e tira
e tira e molla e lascia andar!


Farfallina - bella bianca
vola vola - mai si stanca
vola in qua - e vola in là
poi si posa sopra un fior
poi si posa sopra un fior!
Non temere farfallina 
se ti prendo la manina
una bimba come te
vola vola con piacer
vola vola con piacer!
Non temere - farfallina
se ti prendo - la manina
una bimba come te
vola vola con piacer
vola vola con piacer!


Questa è la danza del serpente
che vien giù dal monte
per ritrovare la sua coda
che l'ha persa un dì!
"Ma dimmi un po'
sei proprio tu
quel pezzettin del mio codin?"
"Sì!"