domenica 31 marzo 2019

IL TESORO PERDUTO DELLE STREGHE - fine II Atto



De lo infuso e de lo decotto preparare

Òmeni et donne che streghe ve fate
queste ricette le prime ascoltate:
a fare lo infuso e poi lo decotto
dovrete imparare in quattro e quattr’otto!
La mattina in su l’ora che lo sole se alza
cercate una fonte sotto una balza,
a quella offrite uno bianco telino
e ciotole e orcio non sporchi de vino,
fate acqua pura con essi giocare
e lo gran sole in essi specchiare,
ne l’orcio cogliete quell’acqua sì pura
e a casa tornate senza paura:
su foco robusto poi l’acqua ponete
finché le bolle al suo interno vedete,
gettatevi l’erba e da foco levate
quando, ridèste, son le bolle tornate,
quando lo tempo dovuto è passato
l’infuso filtrate col telo sbiancato:
Per far lo decotto? Pensate soltanto
De l’acqua con l’erba bollire alquanto!

… Ihhh… Che linguaggio!

Brufola:               -     Dammeli! Sono miei!

Ghita:                   -     Ehi! Qua ci sono altri bigliettini!

(Anche lei ne legge uno. In sottofondo, si sente il coro invisibile delle streghe che l’accompagna da dietro le quinte. Lei non sente niente, mentre i compagni si guardano in giro, stupiti e spaventatati. Brufola li guarda, divertita della loro paura):
De male de pancia curare
Se un gran mal di pancia ti sei ritrovato
perché con il cibo hai un poco abbondato
t’invidio, amico, ma vieni lo stesso
non ho certo il cuore fatto di gesso.
Pagarmi potrai uno magico infuso
che non potrà certo lasciarti deluso.
Or lo confesso: contiene soltanto
l’alloro che cresce laggiù in quel canto
e poi camomilla raccolta nel prato:
è ver che per farlo non ho faticato…
Tu però dammi una qualche moneta
ch’io mangi se anche non vesto de seta! 
Brufola (ha ascoltato sorridendo e annuendo, e ora si rivolge a Ghita):
                                             -      Sì! Dammi!
Giacomo:                      -      Avete… Voi avete sentito?

Ghita:                     -     Perché, tu no? Leggevo ad alta voce! Simpatico, eh!
                                       (fruga fra le ricette): Oh, ecco! Leggine una anche tu, Nat!
Natalino:                -     Io… Oh, e va bene! Voglio proprio vedere…

(Nat prende il foglietto e legge, dapprima un po’ incerto poi sempre più rinfrancato perché non sente niente. Durante la lettura, sempre accompagnata dal coro misterioso e invisibile, gli amici si sono avvicinati l’uno all’altro, spaventati. Ghita invece sembra più stupita che spaventata. Alla fine):

Natalino:                -     Questa volta non ho sentito niente… Forse perché 
                                      ero io che leggevo! Prova un po’ tu, a leggere, Ivan!
Ivan:                      -      Tu – sei – mat - to! È meglio che lasciamo perdere. Anzi,
                                      sai cosa ti dico? Lasciamo perdere tutto! Proprio tutto!
                                      Non mi piacciono ‘ste storie! Io torno giù, in salotto, 
                                     senza fantasmi e senza streghe, né maschi né femmine. 
                                    Altroché!
Brufola (lo ferma):        -     E no, eh! Troppo facile svignarsela così! Avete promesso di
                                      aiutarmi! Perché tanta paura? Non ci sono qua io a dirvi cosa
                                      succede?
Ghita:                     -    Già. Prova un po’ a spiegarci cosa succede, allora!

Brufola:                 -     Il coro che sentite è solo… un’eco nell’aria, lasciato dai miei
                                      amici mille anni fa. Non dovete aver paura, non può farvi
                                     proprio niente. E' come un fuoco fatuo… Dai, Ivan, leggi
                                     anche tu. Prova.
Ivan:                       -    Io… Oh, va bene! Tra l’altro questa è una ricetta interessante.
                                      La proverò sul mio cane che ha gli occhi rossi.
(Mentre Ivan legge, si sente nuovamente il coro, e tutti ascoltano affascinati):

De l’occhi affocati addolcire

Se dentro ne li occhi tu senti lo foco
che abbrucia e te toglie ogni voglia de gioco
vol dir che lo Capro non visto è passato
suo fiato de zolfo i tuoi occhi han sfiorato!
Ma tepidi impacchi de un’acqua potente
già hanno guarito tantissima gente
e faranno star bene i tuoi occhi sicuro:
de malva selvaggia è un decotto ben scuro…
ma tieni per te questo arcano svelato
o io vedrò ‘l Capro a tua casa tornato!

Marta:              -  È impressionante… Pensate… L’eco di un coro di mille anni fa!
                              Ma andiamo avanti col nostro lavoro, adesso. Per esempio…
                              Ecco, qui ci sono altri semi!
Brufola:            -   Uh! Sono miei, sono miei!

Giacomo:          -   Servono  a qualcuno, questi mazzetti di erbe secche?

Brufola:            -    A me, a me!

Giacomo:          -    Ma è tutta roba tua, qui dentro? Ti serve tutto?

Ghita:                -    Ci sono! Che stupidi siamo stati, amici! Il tesoro delle streghe
                                 era la loro conoscenza delle cure con le erbe! E allora: ricette,
                                 semi, erbe…
Ivan:                  -     Peccato! Io m’immaginavo monete d’oro, pietre preziose…

Giacomo:           -     Gioielli, opere d’arte…

Marta:                -     Ehi! Qui c’è il libro delle erbe e dei medicamenti delle
                                   streghe! (Brufola accorre e fa per prenderlo, ma Marta gli e lo sottrae vivacemente,                                                        esclamando):
                                     E aspetta un attimo, no? Guardate che bello, 
                                  questo libro! È pieno di ricette, d’ incisioni, di racconti… Sentite                                     qui!



(Marta si siede per terra, sulla sinistra dello spazio scenico e gli altri le si mettono attorno. Le luci su di loro sono leggermene attenuate. Mentre Marta legge, al centro del palcoscenico, in piena luce, si vedono entrare Petra le Strega e Sgorbio il Giullare e fanno il mimo di ciò che Marta legge, lentamente, in modo molto espressivo, con pause agli  a capo, enfatizzando le parole sottolineate e soffermandosi su di esse quel tanto da permettere loro di farsi gesto nel mimo:



La bona strega Petra e Sgorbio il Giullare



Uno certo giorno, Petra la bona strega

dopo aver lavorato, lavorato, lavorato,
a ottenere riuscì finalmente
uno magico infuso
bono a curare
ogne tipo de prurito.
Tempo era adesso di farne esperimenta, ma…
a chi rivolgersi?
Pensa e ripensa,
pensa e ripensa,
arrivò de Petra ne la mente 
lo pensiero de Sgorbio, lo Giullare de lo Signore.
Era costui un tipo non guari educato,
lo quale tutto lo giorno non faceva che 
grattarsi.
grattarsi,
grattarsi,
sempre pieno come era
de pulci e de ogne sorta de brutte bestie.
Sicura per questo di ben disposto lo trovare
Petra a lo castello se n’è gita per lo incontrare
E seco lui de lo suo magico infuso disse.
Lo scortese villano
una risata grande si fece:
non solo lo suo prurito migliorato era assai,
dopo lo grande e periglioso bagno
che la sua Signora a fare lo aveva costretto,
ma, inoltre, sapere proprio per niente ne voleva
de lo infuso de Petra provare!
Anzi, lo vile oramai addirittura più niente sentiva:
lo suo prurito, tanti anni durato,
del tutto scomparso adesso era!
Povera Petra, la sua fatica tutta era stata vana
se lo infuso sperimentare non poteva!
Tornata a casa però
La bona strega una molto bella idea ebbe
E subito in pratica la mise.
Petra maggiormente intelligente era de Sgorbio
e sopra ogne altera cosa
una pigraccia come lui non era.
Senza pigliarsi paura
per la doppia fatica che ad assumersi andava,
la bona strega
lavorò
lavorò
lavorò
finché finalmente
uno novo infuso riuscì a creare:
uno novo, et bonissimo, et aulentissimo licore
che Sgorbio più che volentieri bevve.
Lo novo infuso, naturalmente, atto era a riaccendere
lo prurito de lo pigro e vil giullare
lo quale voluto non avea con la bona strega cooperare
per la nova cura sperimentare!
In cotal modo poi
Sgorbio costretto fu ad accettare da Petra
anche lo infuso contra lo prurito…
Per lo vero dire,
lo giullare proprio del tutto non guarì
però per migliorare migliorò, almeno uno poco,
e comunque è lo principio che conta, vero?
Marta (ride, poi termina):
-         Bello, eh? Simpatica, la “bona” strega Petra!
Gli altri (ridono divertiti con lei):
-         Bello, bello! – Povero Sgorbio! – Ah sì, proprio buona, quella strega!
Brufola:                 -    E va be’, va be’, sarà pure bello, anche se non so cosa ci sia da                                        ridere… Comunque, anche questo libro è mio!
(La streghetta fa per prendere il libro dalle mani di Marta, ma Natalino è più svelto di lei. Stringe il volume a sé e protesta)

Natalino:               -     E no, eh! Questo no che non è tuo! Questo è della nonna!
                                      Me lo ricordo bene, da quando ero piccolo… La nonna lo
                                      consultava, mi faceva vedere le figure… Era suo, ti dico! 
                                      Io lo conosco bene, questo libro! 
                                                     (N. lo sfoglia velocemente cercando una   pagina, poi la mostra): 
                                      Guarda! Questa sei tu… Per questo ti Conoscevo…

 Brufola (paziente e gentile):

-         Va bene, Nat, ma quello è il libro delle nostre scoperte, dei nostri esperimenti di cura…

Natalino:                -    Ma c’è il mio nome, dentro!

Brufola:                  -    Ma va’? Fa’ vedere! Toh! C’è davvero! Ma guarda… Ce l’avrà
                                      scritto tua nonna… Ma sì, in fondo è giusto, Nat. Tienilo tu,     
                                      questo libro… Sarà il nostro grazie e il nostro saluto. E        
                                      pensate a noi, qualche volta! Noi vi penseremo sempre, amici!  
                                      Grazie, grazie a tutti!
(Brufola afferra il cestone in cui hanno messo la roba, e scompare per la comune)

fine II atto




giovedì 28 marzo 2019

IL TESORO PERDUTO DELLE STREGHE - II ATTO - I parte


II° ATTO

(Interno caotico di soffitta. Fra la roba sparsa dappertutto, dovranno esserci anche sacchettini chiusi di carta o di tela, mazzetti di erba secca e foglietti arrotolati, legati con nastrini o cordicelle. C’è anche un cestone, o qualcos’altro, da rovesciare, o anche un mobiletto basso basso: Natalino entra e vi posa un computer portatile, poi si gira verso la porta. Sbuffa):

Natalino:                -     E dai! Quanta paura! Non volevate cercar fantasmi nella vecch                                       vecchia casa di mio nonno?
Giacomo: (affacciato con la testa nella stanza):
                                     -         Ma non c’è niente? Sei sicuro?
Ghita (da dietro di lui, entra scostandolo):
                                     -         E levati! Quante storie per una soffitta abbandonata!
Ivan (Arriva circospetto seguendo Giacomo, e si blocca sulla soglia):
                                     -         Sei sicura che non ci sia pericolo?
Marta (spingendolo per entrare):
                                      -         E uffa! Io, al massimo, potrei pensare di trovare delle Fate, e                                           gli Elfi del Piccolo Popolo, magari nel bosco! Sembra che ce                                           ne siano in tutto il mondo…
Natalino (subito fa una smorfia, ma poi, si entusiasma alle idee che gli vengono):
                                      -         Che idee sdolcinate! Pensate, invece, se incontrassimo il                                                 fantasma di qualche vecchio brigante, con un coltellaccio in                                             bocca e un cappellaccio nero…
Giacomo (con un gesto e un tono di sufficienza): 
                                      - Sììììì! Uno che magari vuol vendicarsi su di te perché l’ha                                               mandato sulla forca un antenato di tuo nonno!
Ghita:                     -    Mmm … Magari poi è il bandito, l’antenato di suo nonno!

(I ragazzi ridono. Natalino fa spallucce):
Natalino:                -     Humpf!  Potrebbe essere un cavaliere normanno, invece…

Marta (con aria di sufficienza):
                                     -         Sì, che vuole indicarti il nascondiglio dell’antico tesoro                                                   di famiglia! Ma va’, accendi quel computer, Nat, e connettiti a                                         internet! Magari c’è qualcosa su come scovare i fantasmi…
Natalino :               -    Ecco fatto! Ma… Guardate! E questa chi è, una delle fate
                                           amiche di Marta?
Ivan:                        -  E dai, non scherzare! Sarai entrato nel sito di qualche
                                           chiromante!
Natalino:                 -  Può essere… Ma non riesco farla andare via! Continua   a                                                guardarsi in giro! Sembra un film!
Giacomo:                - Mi sa che è una tua amica, quella lì… Ti guarda… Si vede che
                                            le piaci!
Natalino:                 - Ma va’ là, stupido! Come se fosse lo schermo che vede noi,
                                            invece che…
Brufola (da fuori campo, “dal computer”):
                                       -         Ciao, Natalino!
Natalino (fa un salto indietro):
                                       -         Cosa?! Ma… Questa, cos’è?
Brufola:                   -    Oh, ma… Non sei solo… Va be’, in fondo questi sono i tuo                                            amici, vero? Aspetta… Mmm… Ci sono Giacomo, Ghita,                                                        Ivan, Marta…
Ghita:                        -  Ehi, tu, non vale! Sei in vantaggio! Non so come sia che ci
                                             conosci tutti, ma noi non conosciamo te! O almeno…
Tutti (meno Natalino che appare pensieroso):
                                         - No, no! – E chi la conosce?! – Mai vista! – Mai, mai! (ecc.)
Natalino (parla con lentezza, riflettendo):
                                         -         Un attimo… Quand’ero piccolo, la nonna mi leggeva da un                                            vecchio libro che aveva trovato proprio qui, in soffitta! Poi                                              chissà, magari c'è finito di nuovo… Era un libro sulle                                                      streghe, e penso davvero che fosse molto vecchio… C’erano                                          delle belle incisioni… Sarai mica… Brufoletta?

Brufola:                    -   Sono Brufola, sì! Allora ti ricordi di me! Come sono contenta!                                        Se vengo lì con voi, me la dai una mano, con i tuoi amici? Ho                                          perduto il tesoro…
Ivan:                         -    Un tesoro? Però! E l’hai perduto proprio qui?

Brufola:                  -    Più o meno… Mi aiuterete?

Ghita:                      -    Ma…Intanto esci fuori di lì, se sei una strega vera! Mica
                                             avrai paura di ragazzini come noi!

(Brufola entra in scena scivolando dietro i ragazzi che, chini sul monitor, non la vedono più):

Marta:                     - Ehi! Adesso dov’è andata, questa?

Natalino:                  - È sparita dallo schermo!

Giacomo:                 -  Si sarà spaventata, dopo tutto!

Brufola:                    -  Io non ho paura di niente!

Natalino:                   -  Cosa… Ma dov’è?



(Brufola batte leggermente sulla spalla di Giacomo, che sobbalza spaventato e si gira verso di lei, insieme ai suoi amici):




Brufola:                    -  Sono qui, teste di cavolo!

Marta:                      -  Ah! Ma cosa ti viene in mente di sparire e riapparire così?
                                      Volevi farci venire un colpo? Sei proprio una strega!
Brufola (ride):                   -    Come te e  Ghita, sicuramente!

Marta e Ghita (in coro, offese):
-         Co-osa?! Noi non siamo streghe!

Brufola:                  -    Potreste esserlo state! Per forza! Siete curiose, indipendenti,                                             intelligenti volete capire e imparare… Le femmine non                                                   potevano mica studiare, ai tempi miei! Ci arrangiavamo fra di                                         noi, come potevamo… 
Ghita:                      -  Vacci piano! Io non ho mai neanche visto l’artiglio del
                                     Diavolo, non toccherei mai un occhio d’asino, povera
                                     bestia, per non parlare di code di topo… O addirittura manine
                                     di bimbo! Noi siamo buone!
Brufola (ride):                 -   Ma va’? Noi streghe invece siamo… Come tutti gli altri. Un
                                       po' buone e un po’ cattive! Poche di noi sono davvero buone,
                                       o davvero cattive... E perché tu lo sappia, quelle che hai
                                       nominato sono tutte erbe o funghi… Persino le Manine di
                                       Bimbo! Con le erbe si può curare… e si può uccidere.
Giacomo (stupito):          -      Ma allora non ne conoscete, di magie?

Ivan (deluso):                     -      Neanche una piccola così?

Brufola (sempre sorridendo gentilmente): 
-         Solo quella delle erbe, dei fiori, della Luna Nuova…
Marta (interessata e un po’ scettica):
-         Ma senza magia, come hai fatto ad arrivare qui?
Brufola:                  -    Eh sì, brava! Ho saltato mille anni, per venire da voi! E come                                           avrei fatto, senza magia? La magia di una Piccola Dama, però!                                        Di una fata, insomma… È stata lei che mi ha trasformato il                                              tesoro in un programma che ha spedito nel tuo computer,                                                Natalino, per nasconderlo! Solo che io… so a sai di computer!                                        L'ho salvato a caso, e ora non so dov’è andato a finire! Mi                                               aiutate a cercarlo? Per favore!
Natalino (si china sulla tastiera, batte qualche tasto, poi si volta verso Brufola con aria sconsolata):
-      Non ci riesco… - (scatta in piedi) -  Aspetta, vado a chiamare la
 Mamma!
Brufola:                  -    No, fermo! Non è il caso! La Dama mi ha detto che, in 
                                      qualche modo, il computer e questa soffitta sono un po'
                                      la stessa cosa… È  qui, che bisogna cercare! C’è la stessa
                                      confusione, invece di essere tutto ben diviso in cartelle,
                                      scatole, scaffali…
Natalino:                  -    Ma… Non è che ci prendi in giro tutti? Sarai mica d’accordo
                                        con la nonna, che così ha trovato il modo di farci mettere
                                        ordine in questo caos?
Brufola (ridendo):             -       Ma va’! So che ti sembra strano, ma è tutto vero!
Ivan:                          -     E… e se arrivasse davvero un fantasma?
Giacomo:                  -    Mmm… In fondo l’abbiamo già trovato: anche Brufola è
                                         una specie di fantasma, in fondo…
Marta:                      -    Be’, in un certo senso… una specie… un “fantasma del
                                          tempo"! Lei è viva, però! Cioè… Un attimo! Era viva un
                                          un migliaio di anni fa… Oh, insomma! Brufola ha
                                          viaggiato fin qui e allora è viva adesso, e… Uh, mamma
                                          mia, che pasticcio il tempo!
Brufola:                    -    È vero, Marta,  e nessuno ne sa niente… Allora, chi mi
                                           aiuta, amici miei?
Natalino:                    -    Tutti, ti aiutiamo! Siamo tutti amici, no? Forza, ragazzi,
                                             all’opera!
Ivan (brontolando):               -      Se dicevi al lavoro! ti tiravo un cazzotto! Qui c’è tanto
                                              da fare che forse preferivo i fantasmi!
Marta:                        -     Da dove incominciamo, Nat?

Natalino:                    -     Boh! C’è differenza?

Ivan:                           -     Là ci sono dei libri… Possiamo cominciare di là? Li
                                               mettiamo tutti insieme da qualche parte?
Giacomo:                    -      Aspettate! Forse dobbiamo fare che questa soffitta era il
                                               computer di Natalino… Adesso io lo accendo… di là!
                                               (G. clicca sull’interruttore della luce, ma non si accende niente):
                                                                  ‘sto coso non funziona!
Ivan:                            -      Forse ci vuole la password!

Ghita:                          -      Ma va là, la password! Come e dove?  La scriviamo sui
                                                muri?! Mi sa che sono tutte storie per non lavorare, voi
                                                due!      
Marta:                         -      Tanto, qua, non combiniamo niente! … Senti, Nat, ce
                                                l'ha una password, il tuo computer?
Natalino:                     -       Credi che possa essere la stessa? E come l’inseriamo?

Ivan:                            -       Boh! Prova a dirla forte!

Natalino:                     ­-       Ma è un segreto…

Ghita:                          -       E dai! Semmai poi la cambi, no? Mi sembra una
                                                storia un po’ sciocca, ma magari funziona!
Natalino:                     -       Va be’… Ora ci provo… Dunque… Un attimo…
                                                Com’era?
Marta:                         -       E uffa, Nat! Quante scene! Ti vergogni? Chissà che
                                                parola scema hai messo!
Natalino:                     -      E sì, scema! Scema sarai tu! Io ho messo… Be’, ora
                                               provo… (N. pronuncia ad alta voce solo le vocali di una parola di sua
                                                                  scelta, sillabata): X  X  X  X ! Ma… è uscita criptata!
Giacomo:                    -       Ovvio, a pensarci! Ma… ehi! E questo cos’è? Sarà il
                                                desktop? Roba da matti!
                                                (Mentre Giacomo parla, da dietro le quinte vola verso di lui un foglietto.  
                                                                  Giacomo lo prende, lo svolge, lo guarda, commenta).
                                                                   Le condizioni non sono proprio ottime, ma è leggibile!
Ivan:                             -     Fa’ vedere! Ma… È una mappa della soffitta! Riordinata!

Giacomo:                     -     Già! “Ogni cosa al suo posto e un posto per ogni cosa”,
                                             come mi predica sempre quella noiosa della zia Colomba!
                                             Mi sa che in qualche modo c’entra davvero tua nonna,
                                             in questa storia!
Natalino:                      -     Figurati! Però… Guardate tutti questo foglio! Quanto
                                             bello spazio per giocare!
Marta:                          -     Eh, sì! Se questo posto fosse così, sì! Dai, mettiamo a
                                              posto! Pensate che meraviglia, qui dentro, nelle giornate
                                              di pioggia! E senza scocciature da quelli del piano di
                                              sotto…
 (Marta, Ghita e Natalino si mettono subito a trafficare di buona lena, mentre Ivan e Giacomo prima sospirano rumorosamente, si grattano la testa, si guardano ostentatamente in giro, …)
Ivan:                             -     E va bene, io vi aiuto, ma se qualcuno fa tanto di dirlo a
                                               mia madre… Io sono rovinato!
Giacomo:                     -     Eh! Ci stavo giusto pensando anch’io. Mia madre dice
                                               che non sono capace d’essere ordinato… Così alla mia
                                               camera ci pensa lei.
Ghita (s’interrompe un momento, meditabonda):
        -        Avete ragione… un po’. È più comodo così, però…-
                 (con una smorfia) - Però le mamme vi toccano tutte le vostre
                 cose, le mettono dove vogliono loro…
Giacomo (avvilito):         -     È vero anche questo…

Ivan (filosofando):             -     Eh, lo so… Sono cose difficili da decidere… È proprio
                                            vero che la vita è piena di problemi, come dice sempre
                                            il nonno…
(Mentre Giacomo e Ivan chiacchierano e Brufola li guarda irritata e impaziente, Marta, Ghita e Natalino continuano a riordinare. Quando i pelandroni tacciono e si mettono a lavorare, Marta chiama e quelli s’interrompono subito):
Marta (ha in mano un sacchetto):
                                       -   Guardate! Che roba è? (legge): Artiglio de lo diabolo?!
Brufola (accorrendo felice):     
  -   È mio!
Giacomo (si volta con una manciata di bigliettini in mano, arrotolati):
                                                       -     E questi, cosa sono?
(Ne svolge uno e lo legge ad alta voce, accentuando molto il ritmo della lettura):

                                                                (continua)